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Una scomoda verità | I rider sono cittadini non schiavi

di Marco Lombardo

“I rider sono cittadini non schiavi”.

Quanto affermato nei giorni scorsi dalla Procura di Milano è in linea con la battaglia culturale, giuridica e politica che a Bologna abbiamo portato avanti, purtroppo in grande solitudine, sin dalla firma della #CartadiBologna nel maggio del 2018.

Ancora oggi la Carta è un esempio, unico in Italia ed in Europa, di accordo metropolitano sulla gig-economy.

Molti commentatori continuano a dividersi sul tema del lavoro autonomo e del lavoro subordinato, dimostrando di non cogliere come le nuove modalità del lavoro digitale si muovano a cavallo tra queste categorie.

L’impostazione vincente della Carta di Bologna è stata quella di prevedere che, al di là della qualificazione giuridica del rapporto di lavoro, ci dovessero essere standard minimi di tutela da rispettare.
Tra questi, un salario minimo, equo e dignitoso.
 
Sarebbe più interessante aprire un dibattito pubblico in Italia su questo tema: come si stabilisce un salario minimo, in conformità con quanto stabilito dalla Costituzione?
 
Applicando i contratti collettivi nazionali firmati dalle organizzazioni dei lavoratori e delle imprese.

Questo principio fa da pendant ad un’altra novità importante introdotta a Bologna (anche in questo caso un unicum in Italia): il protocollo appalti firmato nel 2019 che sostituisce al criterio del massimo ribasso quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. In breve, l’idea fondante è che la competizione non si debba fare sul costo del lavoro, ma sulla qualità dei servizi.

Ora, il protocollo appalti non basta firmarlo, bisogna applicarlo. Per applicarlo bisogna che venga recepito dalla macchina amministrativa (cittadina e metropolitana) e dalle aziende con partecipazioni pubbliche.

Ma c’è un punto debole in questo sistema, dovuto ad una grave lacuna che il nuovo Governo Draghi deve inserire tra le priorità dell’agenda politica. Il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, scaduti da tempo, e l’introduzione di un salario minimo legale per i settori non coperti da CCNL.

Senza questa riforma, succede a Bologna quel che succede nel resto d’Italia: si ricorre al contratto multi-servizi come ipotesi residuale, eludendo così l’applicazione degli altri CCNL di categoria. Basta una promiscuità di mansioni (cosa che capita spesso) e si applica il multi-servizi al posto del contratto degli edili, della ristorazione, del commercio, e così via.

Il contratto multi-servizi è scaduto nel 2013, 8 anni fa. Il mancato rinnovo genera “dumping contrattuale” che aggira, senza violare, le regole sugli appalti. Così si continua a giocare al ribasso. E giocando al ribasso ci perdiamo tutti. Lavoratori, imprese, territori.

I tribunali sono pieni di queste cause.
 
Ho sempre pensato che la politica che delega le proprie scelte alla magistratura sia una sconfitta per tutti. Per fare scelte politiche ci vuole coraggio e visione.
 
Vale per i rider, vale per gli appalti, vale per tutto il resto. Il nostro sistema economico e sociale se vuole reggere la sfida della competizione globale, non può competere sul costo del lavoro, ma sulla qualità del lavoro e dei servizi, sulla ricerca e sull’innovazione.
 
Andare veloci è importante. Ma andare lontani lo è ancora di più.

Articolo de Il Resto del Carlino Bologna 28/02/2021:

 

 

 

 

6 Marzo 2021

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