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Radio Città del Capo: da 32 anni una voce libera di Bologna

di Marco Lombardo

RISPOSTA AL QUESTION TIME (Venerdì 10 gennaio)


La vicenda di Radio Città del Capo ha evidentemente interessato tutti noi; e non potrebbe essere diversamente, visto che la stessa Radio Città del Capo dà voce alle nostre attività consiliari, come quelle che facciamo in questo momento in sede di Question Time o durante le altre sedute del Consiglio comunale. 
È una vicenda complessa: io e l’assessore Lepore abbiamo subito manifestato la solidarietà nei confronti dei lavoratori. Oltre alla doverosa solidarietà, in qualità di assessore al lavoro del Comune di Bologna ho chiesto sin da subito l’apertura di un tavolo di confronto. Voglio precisare, ma del resto era già scritto chiaramente così nel post sui social che avevo pubblicato all’indomani della notizia, che si tratta di un tavolo di confronto politico in Comune non di un tavolo di salvaguardia occupazionale che semmai sarebbe stato convocato in Città metropolitana. Questa sottolineatura è importante perché un tavolo di salvaguardia si può tecnicamente aprire solo di fronte alla notifica di lettere di licenziamento. Non è questa la situazione di Radio Città del Capo; non è questa la situazione nella quale noi siamo oggi. E allora qualcuno potrebbe chiedere: “Perché un tavolo di confronto?” Beh, per molte delle cose che voi già nei vostri interventi avete detto: perché, a mio avviso, non è all’altezza della storia di Radio Città del Capo che la discussione fra editore e redazione avvenga a colpi di comunicati stampa o di diffide. E un tavolo di confronto serve, a mio avviso, per cercare di contemperare diritti ed esigenze che in questo momento appaiono confliggenti. 
Da un lato c’è la libertà editoriale, il diritto di costruire un progetto di Media Literacy che preveda la diffusione nelle scuole di programmi legati ai 17 gol dell’agenda Onu e il diritto di identificare la fonte da parte dell’ascoltatore rispetto alla produzione dei contenuti, distinguendo tra produzioni interne e esterne, anche in riferimento all’eventuale responsabilità delle informazioni che vengono messe in onda e diffuse. Dall’altro lato c’è l’autonomia, anzi, l’indipendenza della redazione, la tutela della professionalità dei giornalisti, il pluralismo e la correttezza delle informazioni che sono princìpi e valori fondamentali da proteggere e tutelare. È per questo che abbiamo chiesto questo tavolo di confronto che ci sarà il 17 gennaio, qui in Comune e a cui parteciperanno il presidente di Netlit Renato Truce, il direttore Riccardo Tagliati, il fiduciario della redazione Giovanni Stinco, io e Stefano Mazzetti, in rappresentanza della Regione. 
Nella comunicazione intercorsa con il presidente Truce, che ho personalmente chiamato, ho avuto rassicurazioni sul fatto che non ci sono impatti occupazionali, non c’è la volontà di sospendere, nè di interrompere, l’informazione locale durante questo periodo che, come voi potete capire e comprendere, è particolarmente delicato essendoci una campagna elettorale in corso, per cui la trasmissione “Oltre le mura” condotta da Giovanni Stinco andrà regolarmente in onda fino al 31 gennaio.

Però ho potuto verificare che rimangono evidenti le distanze tra la linea editoriale, come dicevo prima, e la richiesta di autonomia da parte della redazione. E allora mi permetto di formulare alcuni auspici che cercherò di ribadire venerdì al tavolo di confronto: il primo è che le società cooperative che fanno parte della compagine societaria riflettano sul loro spirito cooperativo e sul valore di Radio Città del Capo per la comunità bolognese, in incontri che ci saranno plausibilmente prima del nostro confronto. Il secondo punto è che il confronto istituzionale con le parti per noi è necessario perché Radio Città del Capo non è solo un soggetto privato, ma l’espressione di  un interesse pubblico e diffuso rappresentato da 32 anni di storia. Radio Città del Capo è una radio che è un patrimonio comune della città di Bologna e della comunità civica; lo dimostra la mobilitazione di affetto che ne è seguita all’indomani delle notizie di contrasto tra l’editore e la redazione, con  tanti esponenti pubblici, ma anche di tanti semplici radioascoltatori, e consentitemi anche qui di ricordare una presa di posizione dei lavoratori di Radio Città Fujiko, che hanno voluto manifestare la loro solidarietà. In terzo luogo, è evidente che il tema, più complessivamente, non riguarda solo Radio Città del Capo, ma tutte le emittenti radiofoniche perchè oggi è estremamente complesso mantenere vive e libere le radio in un settore in cui ci sono difficoltà economiche, legate al tipo di servizio, alla concorrenza, alla transizioni tecnologiche e tutta una serie di altri fattori che in questa sede non è possibile approfondire. E allora lo sforzo comune dovrebbe essere quello di provare a dare una prospettiva di futuro alla riflessione, nella consapevolezza che Radio Città del Capo non è semplicemente di proprietà dell’editore di oggi o dell’editore di domani o di una compagine societaria, ma che appartiene innanzitutto a tutti i radioascoltatori e nessuno, a partire ovviamente dall’Amministratore comunale, vuole la sospensione o, come è stato citato dal consigliere Martelloni, la “morte di Radio Cittò del Capo”, ma bisogna interrogarsi sul futuro e sua prospettiva delle radio in generale e di Radio Città del Capo nello specifico. Da questo punto di vista, come riuscire a contemperare questi confliggenti diritti è una sfida che, a nostro avviso, in questo contesto, meritava un tavolo di confronto politico nel quale saremo liberi di dirci e affrontare questi ed altri aspetti.
Non mi sfuggono i comunicati che sono stati emessi da Open Group, da una parte, e da Mandragola, dall’altra, in qualche modo segnalando anche, tra le sfumature delle dichiarazioni, le diverse posizioni e gli interessi in campo. Io spero, anzi auspico, che si trovi una soluzione condivisa che tuteli la professionalità dei lavoratori della radio, l’autonomia della redazione e la libertà della linea editoriale, in un contesto che sia all’altezza della storia dei 32 anni di Radio Città del Capo. D’altra parte il principio della libertà editoriale e della costruzione di un progetto di Media Literacy è nelle facoltà dell’editore che investe delle risorse economiche e che chiede garanzia rispetto alla fonte di produzione dell’informazione e alla distinzione tra fonti esterne e fonti interne. Come far sì che questa tutela possa essere salvaguardata, senza una modalità di accentramento che limiti il pluralismo delle fonti e la libertà dei giornalisti è un tema da affrontare. Fosse stato un tema che rimaneva nella dialettica interna della azienda non avrebbe meritato il coinvolgimento del Comune, ma per come si è manifestata la discussione, a nostro avviso, merita un tavolo di confronto che veda direttamente il coinvolgimento dell’Amministrazione, proprio a tutela di quell’interesse pubblico e diffuso che in primo luogo vede la radio appartenere alla storia di questa città e all’orgoglio anche di chi la ascolta da 32 anni”.

 

 

13 Gennaio 2020

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