La furbizia è la prostituzione dell’intelligenza.
Ciao rider di Assodelivery, ho il piacere di condividere con te alcune informazioni che riguardano una mail che hai ricevuto (e che ti riallego qui sotto) sulla notizia della firma di un contatto collettivo nazionale ad hoc sui riders.
L’unica parte vera della mail che hai ricevuto riguarda il fatto in sè: Assodelivery (l’associazione che rappresenta alcune piattaforme digitali) ha firmato un contratto collettivo sui riders con un’organizzazione sindacale che si chiama UGL.
L’unica parte vera della mail che hai ricevuto riguarda il fatto in sè: Assodelivery (l’associazione che rappresenta alcune piattaforme digitali) ha firmato un contratto collettivo sui riders con un’organizzazione sindacale che si chiama UGL.
Quello che viene definito un “momento storico dell’economia digitale” si chiama un salto INDIETRO nella storia del novecento.
Costruire un cartello delle piattaforme degli algoritmi (Assodelivery), scegliersi un sindacato di comodo (UGL) e fare un finto contratto collettivo nazionale: è questo il modo di rispettare i diritti dei propri lavoratori? No.
Caro rider, non si possono difendere i diritti se non si conoscono. E’ giusto che tu sappia quali sono i diritti che le normative europee e nazionali ed i contratti collettivi nazionali già oggi esistenti ti riconoscono.
La firma di un finto contratto collettivo nazionale è solo un modo per le piattaforme di precostruirsi un alibi, disegnarsi sartorialmente le proprie regole, al preciso scopo rifuggire dalle tutele normative che a fine anno dovrebbero divenire cogenti per tutti.
Però sarebbe ipocrita prendersela solo con Sarzana & co. Tutto questo dovrebbe farci riflettere non solo sul caso di specie, ma su una certa (sotto)cultura dell’innovazione che rischia di emergere nel nostro Paese.
Questo dovrebbe farci riflettere anche sulle responsabilità del legislatore e della politica per fare autocritica: queste cose succedono in Italia perché glielo consentiamo.
Aver concesso un anno di tempo alle piattaforme prima di adeguarsi alla nuova normativa sui riders è stato un errore.
Non avere dato seguito alla norma costituzionale sulla rappresentanza (politica, sindacale, etc) continua ad essere una grave lacuna.
Si scrive “contratto collettivo nazionale ad hoc” si legge “ritorno al cottimo”.
Caro rider, è giusto che tu sappia che ci sono molti punti di questo accordo, in cui si aggirano le norme ed i contratti collettivi nazionali già esistenti e sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentativi.
La paga oraria minima che ti viene sbandierata come una conquista della modernità, non rispetta i contratti collettivi nazionali già oggi esistenti: nella Carta di Bologna (il primo accordo metropolitano di secondo livello sul tema dei lavoratori digitali che Deliveroo, Glovo e Just Eat si sono sempre rifiutati di firmare), il parametro di riferimento è quello del contratto collettivo nazionale della logistica che parte da 8,40€.
La paga oraria garantita che ti viene riconosciuta come vessillo della tua libertà di scelta, in realtà è molto bassa: tutto si regge sul quantum delle consegne che sarai in grado di effettuare in un’ora.
Cos’è questo se non la reintroduzione generalizzata del cottimo?
Caro rider, dietro l’elogio della (finta) autonomia c’è la fuga dalla subordinazione e dai diritti ad essa collegata.
Rallegrati, perché hai un altro diritto previsto dalla nostra Costituzione che puoi esercitare: il diritto di sciopero.
Hai la possibilità di scendere dalla tua bicicletta e pedalare insieme ad altri tuoi colleghi lungo la strada della sicurezza e dei diritti.
Caro consumatore, non pensare di essere esente da responsabilità. Anche tu ha un potere forte per opporti a tutto questo: hai la libertà di scegliere sul mercato chi rispetta davvero i diritti dei lavoratori.
Vogliamo fare tutti insieme davvero una cosa innovativa, inedita, oserei dire “rivoluzionaria” per il nostro Paese?
Facciamo quello che è giusto, invece di quello che ci conviene.
Educhiamo ad essere onesti, non furbi.
4 Ottobre 2020