Il lavoro del futuro nell’industria
Di lavoro in Italia si parla poco e male. Nonostante il tema del lavoro sia sempre al centro del dibattito pubblico, il rischio che stiamo correndo è che la materia del lavoro stia evaporando. La produzione si dematerializza. I lavoratori diventano invisibili. I luoghi di lavoro distanti, impermeabili agli sguardi.
Quando il tema del lavoro si coniuga al futuro, si rischia poi di appiattire la discussione al tema dell’innovazione tecnologica, senza cogliere i grandi mutamenti nel settore educativo, nella formazione, nell’organizzazione aziendale, nel tessuto sociale.
Spesso sentiamo dire che lo sviluppo tecnologico determinerà un profondo cambiamento nel mercato del lavoro e che il 65% dei bambini che nascono oggi svolgerà professioni che attualmente non esistono. Ci dimentichiamo però di andare oltre la superficie del tema per porci una serie di domande che meriterebbero una più attenta riflessione, tanto per le imprese, le scuole, le università ed i centri di ricerca, quanto per i decisori pubblici.
Quali competenze richiederà il nuovo mercato del lavoro? Quali saranno i lavori che rischiano di scomparire? Quali saranno i nuovi posti di lavori che si creeranno? I lavoratori saranno tutti egualmente investiti dal processo di transizione industriale oppure l’impatto sarà diverso a seconda dei settori e delle tipologie di lavoratori? Come si dovrà adattare il sistema formativo ed educativo per garantire la qualità e la sicurezza del lavoro? Come può il settore pubblico essere un driver dell’innovazione per orientare la transizione industriale alla produzione di valore che sia legata al benessere individuale e collettivo di un territorio?
Queste sono solo alcune delle domande a cui questa recente pubblicazione cerca di dare una risposta.
1 Dicembre 2019