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Elezioni regionali ed il regolamento dei conti dentro il PD

di Marco Lombardo

Trovo che sia indegno e desolante lo spettacolo a cui stiamo assistendo in chiusura delle ‪#‎elezioniregionali‬.
Mi dispiace soprattutto perché questo teatrino mediatico sul piano nazionale offusca il lavoro di quanti si sbattono giorno e notte sui territori per portare avanti nomi, contenuti ed idee per il futuro delle proprie Regioni.
Nessuno si meravigli se il vincitore annunciato di domenica sarà ancora il partito dell’astensionismo.
Pur in assenza di avversari credibili, con un centrodestra frantumato come non mai, un movimento 5 stelle perennemente in cerca di identità politica ed una sinistra perennemente in cerca di autore, il PD sta ripiombando nell’antico vizio del farsi del male da solo, cercando di colmare un certo vuoto di idee e talenti dietro la vecchia logica del nemico comune. Basta leggere le dichiarazioni sui giornali (ma qualcuno le legge ancora?) per vedere come si stia rispolverando con (troppa) disinvoltura l’anti-berlusconimo in chiave anti-renziana. Il rischio è quello di ritornare indietro nel tempo, ai cliché della vecchia politica, con uno stillicidio di ‘accuse e scuse senza ritorno’. L’ultima mossa di ieri, con le liste di proscrizione della Commissione antimafia pubblicate a meno di 48 ore dal voto, è la strumentalizzazione delle istituzioni per regolare i conti dentro il partito: solo l’ultimo colpo basso, in ordine di tempo, di un vero e proprio cortocircuito democratico.
Senza che nessuno si senta in dovere di battere un colpo ed alzare lo sguardo su quello che sta succedendo in Europa, dove la crescita dell’ultra-nazionalismo in Polonia minaccia di sgretolare il processo di integrazione europea che non può essere protetto dietro la cortina di nuovi acronimi, nè dietro la retorica del vuoto europeismo di maniera. Certo. È più comodo salire sul carro dei Podemos di turno che riportare il sogno europeo alla radice costituente dei padri fondatori.
In tutto questo, qual è la colpa di Renzi? Le riforme troppo liberali? Le troppe promesse? L’eccesso di decisionismo? La mancanza del confronto e del dibattito interno?
Forse. O forse no.
Fortunatamente siamo (ancora) in democrazia e saranno gli elettori domenica a giudicare.
Almeno quei pochi che andranno a votare. Ma una cosa è certa sin da ora.
Non può essere imputabile al Premier/Segretario la responsabilità di aver lasciato che le primarie facessero vincere nomi che non erano i suoi preferiti.
Semmai la sua responsabilità è non aver investito seriamente nel rinnovamento dentro il Partito, a partire dai territori, come pre-condizione per un vero e radicale cambiamento della classe dirigente

 

@Per saperne di più:

– Massimo Gramellini ‘Il Buongiorno’ House of Renzi su La Stampa

– Giovanni Fiandaca ‘Non Confondiamo l’etica politica con il Codice Penale’ sul Manifesto

– Stefano Ceccanti https://stefanoceccanti.wordpress.com

30 Maggio 2015

© Marco Lombardo 2016