APPELLO PER UNA CANDIDATURA COLLETTIVA AL PREMIO EUROPEO DELLE CITTA’ ACCESSIBILI.
A
Gent.le Direttore,
approfitto del Suo giornale che si è sempre dimostrato particolarmente sensibile rispetto al tema della disabilità per rivolgermi direttamente ai Suoi lettori.
Il tema della disabilità rischia di rimanere confinato negli angusti spazi dei nostri pregiudizi.
In Italia siamo convinti che la disabilità riguardi pochi casi isolati. Che le più grandi difficoltà quotidiane delle persone disabili riguardino solo gli abbattimenti delle barriere architettoniche. Che del tema se ne debbano occupare principalmente i disabili o i loro familiari. Che sia un tema prevalentemente di welfare o di servizi sociali. Che gli inserimenti lavorativi possano essere solo “palliativi” rispetto ai posti di lavoro delle persone “normali” e di questi se ne debbano occupare solo le cooperative sociali. Che le persone con disabilità vadano guardate, al più, con compassione.
Non è così.
Per prima cosa dobbiamo ampliare il concetto di disabilità. Accogliendo la definizione di disabilità proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): per persone disabili s’intendono, non solo coloro che hanno disabilità cognitive o fisiche sin dalla nascita, ma anche coloro che, nel corso della loro vita, hanno avuto “limitazioni funzionali”.
Il concetto di salute non è più la semplice assenza di malattie, ma il risultato dell’interazione tra condizioni di salute e fattori sociali. Allo stesso tempo, la disabilità non è più concepita come riduzione delle capacità funzionali a seguito di una malattia o menomazione, ma come una più ampia ‘limitazione nelle attività’.
In questo nuovo quadro normativo, l’attenzione si deve spostare dunque dalla sfera della disabilità (che riguarda la persona disabile ed i suoi familiari) al tema dell’accessibilità (che riguarda la responsabilità di tutti quanti noi rispetto ad un ambiente privo di barriere esterne, come le barriere architettoniche, ed interne, come i nostri pregiudizi).
Partendo da queste premesse metodologiche, in virtù di uno studio dei dati ISTAT elaborato dagli Uffici di Statistica del Comune di Bologna, si stima che in Città metropolitana nel 2018 le persone dai 6 anni in su, con disabilità ovvero con limitazioni funzionali, siano 52.200, pari al 5,3% della popolazione complessiva.
Nel Comune di Bologna si stima che nel 2018 siano 21.300 disabili, di cui 3.700 in età lavorativa tra i 16 ed i 65 anni.
Sono numeri importanti che ci dicono come il tema della disabilità tocchi l’intera popolazione perché ciascuno di noi è a conoscenza, direttamente o indirettamente, di persone con disabilità.
Ma è un tema che diventerà sempre più urgente con la sfida demografica della longevità.
Le fasce di età maggiormente interessate dal fenomeno sono infatti quelle più anziane, dove si registra una prevalenza femminile: il 42,7% delle persone con 80 anni e più diventa disabile a causa della sopravvenienza di limitazioni funzionali.
Dunque, la disabilità non riguarda solo pochi casi isolati, ma deve riguardarci tutti, considerando la stretta correlazione tra le disabilità acquisite e l’aumento dell’età media di vita.
Un altro aspetto molto delicato è quello che riguarda il tema della disabilità in rapporto allo spazio urbano. Le barriere architettoniche costituiscono ancora oggi una forte limitazione. Non a caso, una delle 50 foto più significative che ricordavano l’anno 2018 sul Suo giornale è stata quella relativa agli scivoli sul Crescentone di Piazza Maggiore. Quella battaglia portata avanti dai cittadini, dalle associazioni, dalla Consulta Handicap, dal Disability Manager e raccolta da tutti i gruppi politici del Consiglio comunale, al di là delle diverse appartenenze partitiche, ha dimostrato come non ci possano essere “insuperabili ostacoli tecnici” che non consentano di bilanciare la tutela del patrimonio artistico e del paesaggio con l’esercizio dei diritti fondamentali delle persone con disabilità.
Ma quella battaglia non deve rimanere solo un “simbolo”. Deve piuttosto costituire un “precedente” perché ancora oggi nelle nostre strade e nelle abitazioni private esistono scalini e barriere che non riusciamo a rimuovere con la celerità necessaria. Ci sono voluti 2 anni per mettere le “orecchie” al Crescentone. Le persone con disabilità non possono aspettare 500 anni per rimuovere le oltre 1084 barriere architettoniche che sono state mappate in diverse occasioni nella nostra città. Per questo entro la fine del mandato amministrativo, la Giunta insieme al Disability Manager, Egidio Sosio, ha elaborato un Piano di Inclusione Universale (PIUBO) in cui ci siamo presi diversi impegni in un approccio olistico sulla disabilità che comporta, tra le altre cose, l’adozione del piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA).
Molto è stato fatto, ma siamo consapevoli che molto rimanga ancora da fare.
Come raccogliere ora la sfida della disabilità attribuendole una priorità nell’agenda politica della Città? Candidando il Comune di Bologna al premio europeo per le città accessibili.
Il premio riguarda le città europee con più di 50.000 abitanti che si sono caratterizzate, nel corso dell’anno, per aver portato avanti più impegni rispetto ai pilastri della strategia europea della disabilità (casa, scuola, università, formazione professionale e lavoro, sport, cultura, salute e benessere, mobilità, trasporti, e-governament e servizi pubblici, mobilità e trasporti, progetti di vita indipendente). Non viene premiata la città più accessibile in Europa, ma la Città che nel corso dell’anno abbia migliorato in maniera tangibile e sostenibile l’accessibilità urbana e che possa ispirare altre città impegnate in sfide similari.
Il Comune di Bologna intende partecipare alla prossima edizione del Premio Europeo per le Città Accessibili (European Access City Award) che sarà bandito dalla Commissione Europea nella primavera 2020.
Nessuna città dell’Emilia-Romagna ha mai vinto il premio europeo per le Città Accessibili.
Nessuna città italiana ed europea ha mai presentato una candidatura che tenesse conto dell’accessibilità come principio trasversale di integrazione delle persone disabili e delle persone anziane a ridotta mobilità, dentro i diversi settori dell’azione amministrativa locale.
Il nostro piano di azione prevede la presentazione di una candidatura collettiva di comunità che ruoti attorno alla realizzazione di laboratori partecipativi sul tema dell’accessibilità che coinvolgano i cittadini, le associazioni, le aziende, le università, i centri di ricerca, nei diversi settori dell’amministrazione locale.
Le esperienze laboratoriali del percorso partecipativo saranno coordinate dalla Fondazione per l’Innovazione Urbana, in collaborazione con l’ufficio delle relazioni internazionali del Comune di Bologna.
La candidatura non vuole essere solo una sfida del Comune. Ma una sfida rivolta a tutta la comunità. Una candidatura collettiva, attraverso la co-progettazione civica della candidatura al premio europeo delle città accessibili. Questa sfida si vince solo insieme. Persone con disabilità, familiari, associazioni del terzo settore, enti pubblici, Consulte, mondo delle imprese, cooperative sociali, formatori, educatori, cittadini.
Un tema fondamentale è il lavoro. Non esiste autonomia senza la dignità di un lavoro. Non esiste autonomia senza un reddito da lavoro.
Il mondo educativo e la formazione professionale in questi ultimi anni hanno compiuto passi da gigante. Le tecnologie assistive consentono di adattare lo spazio di lavoro alle persone con disabilità ovvero a persone con limitazioni funzionali. Ci sono realtà di eccellenza imprenditoriale impegnate da anni su questi temi nel nostro territorio. Le cooperative sociali in questa Regione fanno già tantissimo. Ma non può essere delegato tutto a loro. E’ un tema che deve riguardare tutto il mondo produttivo. Per questo, il Comune di Bologna con la Città Metropolitana e l’Arcidiocesi attraverso il progetto di “Insieme per il Lavoro” stanno affrontando il tema degli inserimenti lavorativi delle persone con fragilità, rivolgendosi a tutto il mondo del lavoro e dell’impresa. Nel rinnovo del Protocollo Appalti del Comune di Bologna intendiamo valorizzare con elementi di premialità le clausole sociali di protezione, per favorire inserimenti lavorativi di persone in condizioni di fragilità, ed intendiamo introdurre il principio della progettazione universale (design for all) negli appalti pubblici di lavori, forniture e servizi. Solo tutti insieme possiamo vincere la sfida della piena occupazione delle persone disabili nel nostro territorio, ricordando in primis a noi stessi che il nostro sistema territoriale si fonda sull’idea di coniugare la competitività con la solidarietà, per guardare avanti senza lasciare indietro nessuno.
Promuovere l’autonomia e l’integrazione delle persone con disabilità non aiuta solo loro stessi o i loro familiari. Aiuta la società nella sua interezza perché ci costringe a riflettere che, oltre alla velocità del nostro agire quotidiano, oltre alla dipendenza narcisistica dei nostri egoismi, la qualità delle relazioni umane, il superamento dei propri limiti, la condivisione di una visione solidale di comunità ci aiuta a crescere e migliorarci insieme.
Le persone con disabilità, siano esse disabilità fisiche o cognitive, non hanno bisogno di compassione.
Il compito della società non è far sì che le persone disabili diventino “normali”. Il nostro compito è aiutarle ad essere se stesse
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Marco Lombardo
(Assessore del Comune di Bologna)
16 Giugno 2019